Venerdì 12 ottobre 2018, presso la Stazione Leopolda di Firenze, si è tenuto l’evento “Patto di sangue, un’alleanza per la salute del paziente“, organizzato da AIP – Associazione Immunodeficienze Primitive onlus.
Il convegno ha approfondito il tema della sensibilizzazione riferito alla raccolta del sangue, evidenziando il valore della donazione e cogliendo le sfide utili a migliorarne il sistema coinvolgendo gli stakeholder di riferimento.
L’evento si inserisce all’interno del Forum della Sostenibilità e Opportunità nel settore della Salute, anche chiamato “Forum del Sistema Salute”.
All’incontro hanno tra l’altro partecipato il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Walter Ricciardi, e il presidente di AVIS NAZIONALE, Gianpietro Briola.
Tra i relatori vi sono stati inoltre Maria Rita Tamburrini ( Direttore Ufficio VII Trapianti, sangue ed emocomponenti del Ministero della Salute), Simonetta Pupella– Direttore Area Sanitaria e Sistemi Ispettivi del Centro Nazionale Sangue, Simona Carli, Direttrice CRS Regione Toscana, Alessandro Segato– Presidente A.I.P.e Simone Sandri– Fedemo
In un ampio intervento, il presidente Briola ha sottolineato che “è indispensabile sottoscrivere questo patto di sangue. Noi in Italia contiamo circa un milione e 800mila donatori, che compiono una donazione etica, volontaria, responsabile, gratuita, perché il loro obiettivo non è la soddisfazione personale di donare, ma di far fronte a all’esigenza dei malati. Quindi con chi meglio che con le associazioni dei malati possiamo stringere questo patto reciproco di collaborazione? E’ un patto che ci consente insieme di poter fare lobby nei confronti delle Istituzioni. Il nostro problema in questo momento è quello del rapporto con 21 sistemi sanitari regionali, che sono organizzati in maniera diversa sul territorio. E’difficile parlare con tutti i diversi soggetti e ottenere le stesse risposte in ogni regione e bisogna capire che ogni Regione ha, comprensibilmente, esigenze diverse nel proprio territorio. Se però si crea una rete di collaborazione tra i Centri Regionali Sangue e il Centro Nazionale Sangue, probabilmente il concetto di autosufficienza lo si riesce ad equilibrare all’interno di questi rapporti di sistema e di scambio, almeno in tema di globuli rossi. Per esempio, Roma Capitale è una grande area metropolitana, con una carenza cronica di emazie concentrate e possiamo organizzarci in tal senso.
Diverso è il sistema per il plasma e la plasmaderivazione, perché questo comporta caratteristiche diverse. La disponibilità dei donatori non manca, ma è la flessibilità del sistema che è carente. Non si può donare solo in orario lavorativo e di mattina, quando il quadro del mondo del lavoro è sempre più precario. Il donatore, specie giovane, che teme di mettere a rischio il posto di lavoro difficilmente sarà invogliato a donare.
Anche su questo dovremmo avviare una riflessione generale di sistema, con obiettivi chiari e facilmente realizzabili. Sicuramente il personale aggiuntivo costa, ma ci darebbe la garanzia di avere le immunoglobuline e i plasmaderivati necessari. Altrimenti il mercato farà il resto con le sue logiche e venderà il prodotto a chi lo paga di più. Ad esempio, abbiamo avuto carenze in giugno e luglio di immunoglobuline e abbiamo acquistato sul mercato, perché siamo ritenuti un sistema che paga. La Romania – che non è ritenuta altrettanto affidabile – ha avuto grandi difficoltà di approvvigionamento. Se dobbiamo fare i conti con queste logiche di mercato, la politica deve elaborare un’ampia riflessione. L’autosufficienza di plasmaderivati è una priorità nazionale, rientra nei LEA. Tutti insieme dobbiamo lavorare per creare le condizioni di un sistema che generi un agire pubblico che garantisca l’autosufficienza ai nostri malati”.