Permessi per donazione sangue: come funzionano e quanto spetta

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Permessi per donazione sangue: come funzionano e quanto spetta

Come funzionano i permessi per donazione sangue, quanto spetta e quali condizioni e adempimenti burocratici devono essere rispettati.

I permessi per la donazione del sangue sono permessi retribuiti erogati dal datore di lavoro, ma coperti dall’INPS, per coloro che si assentano dal lavoro per donare gratuitamente il sangue. Se il lavoratore ha donato il sangue e si è dovuto assentare dal lavoro, la giornata non lavorata viene coperta dall’INPS con l’erogazione di un’apposita indennità.

Una delle funzioni dell’Istituto di Previdenza Sociale è infatti quella di garantire un’entrata economica a tutti coloro che a causa di determinati eventi non possono prestare attività lavorativa e di conseguenza essere pagati dall’azienda; i casi più frequenti sono l’indennità di malattia, l’indennità di maternità e i permessi Legge 104.

E’ bene sapere tuttavia che l’INPS interviene anche in favore di coloro che donano il sangue e di conseguenza devono assentarsi dal lavoro. Sono infatti previsti a determinate condizioni dei permessi retribuiti totalmente a carico dell’Istituto. Vediamone in dettaglio la disciplina.

Permessi per donazione sangue: a chi spettano

I permessi donazione sangue spettano ai lavoratori subordinati (esclusi lavoratori autonomi e parasubordinati) che donano gratuitamente sangue o emocomponenti.

Per ottenere i permessi retribuiti il dipendente deve:

  • Cedere almeno 250 grami di sangue;
  • Effettuare la donazione presso un centro di raccolta o un centro trasfusionale autorizzato dal Ministero della Sanità.

Il D.M. 8 aprile 1968 integra affermando che il prelievo dev’essere effettuato presso un centro di raccolta fisso o mobile, un centro trasfusionale o un centro di produzione di emoderivati autorizzati dal Ministero della Salute.

Quante ore di permessi donazione sangue spettano

Il permesso retribuito spetta per l’intera giornata lavorativa in cui si effettua la donazione. Il periodo di riposo ha perciò una durata di 24 ore decorrenti da quando il dipendente si assenta dal lavoro per effettuare il prelievo o, in mancanza di questo dato, dal momento in cui ha effettuato la donazione risultante dal certificato.

Prendiamo il caso di un dipendente che ha un orario di lavoro dalle 8,30 alle 12,30 e dalle 14 alle 18. Si assenta il lunedì alle 11 per donare il sangue, di conseguenza il periodo di riposo termina alle 11 del martedì. Dal momento che l’INPS copre solo le ore di lavoro non prestate, gli spettano:

  • 5 ore e 30 minuti di riposo il lunedì;
  • 2 ore e 30 minuti di riposo il martedì.

Per un totale di 8 ore di permesso retribuito.

Se invece la donazione avviene alle 10 della domenica il periodo di riposo termina alla stessa ora del giorno dopo con conseguente diritto a 1 ora e 30 minuti di permesso.

Retribuzione dei permessi

Come anticipato, le ore non lavorate e non retribuite dall’azienda sono coperte con permessi retribuiti a carico dell’INPS. Questi ammontano alla retribuzione che sarebbe spettata al dipendente se avesse lavorato.

Riprendendo l’esempio precedente ipotizziamo che la retribuzione oraria sia pari ad euro 9,50. Per le 8 di permesso spettano:

  • 9,50 * 8 ore = 76 euro.

L’importo viene anticipato in busta paga dal datore per poi essere recuperato dai contributi previdenziali che lo stesso deve versare con modello F24 entro il giorno 16 del mese successivo quello di competenza. Per l’azienda è un’erogazione a costo zero.

I giorni di assenza per donazione sangue devono essere indicati nel calendario presenze del Libro Unico del Lavoro.

La retribuzione da prendere a riferimento è comprensiva degli elementi fissi:

  • Paga base;
  • Indennità di contingenza;
  • Scatti di anzianità;
  • EDR;
  • Eventuali superminimi e indennità.

Con esclusione di elementi non ricorrenti o legati alla prestazione, come ad esempio lo straordinario. Peraltro, le giornate di donazione sangue sono conteggiate anche per stabilire l’importo mensile del bonus 80 euro. Questo infatti si ottiene dividendo l’importo annuo di 960 euro per 365 giorni. Il risultato dev’essere moltiplicato per 28, 30 o 31 a seconda dei giorni di calendario del mese in questione. Dal conteggio dei giorni devono essere tolte eventuali assenze non retribuite (sciopero) o ingiustificate, o i periodi in cui il dipendente non era in forza perché non ancora assunto o cessato.

In questo calcolo, i permessi per donazione sangue non vengono sottratti dal monte giorni mensile.

Contributi previdenziali sui permessi per i donatori di sangue

Sulle somme erogate a titolo di permessi per donazione sangue il datore non deve pagare contributi (e nemmeno trattenerli al dipendente per la parte a suo carico). Tali periodi sono comunque utili ai fini della pensione.

Sotto il profilo fiscale, invece, tali somme concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente, soggetto all’IRPEF e sono utili per godere delle detrazioni d’imposta (quelle somme che hanno la funzione di attenuare l’impatto della tassazione sulle buste paga).

Documenti necessari per ottenere i permessi donazione sangue

Per ottenere il permesso retribuito il dipendente deve consegnare al datore di lavoro:

  • Dichiarazione che attesti la donazione gratuita di sangue con indicazione delle ore di permesso e della retribuzione percepita;
  • Certificato rilasciato dal medico che ha effettuato il prelievo con i dati anagrafici del dipendente, la quantità di sangue prelevata, il giorno e l’ora.

I documenti dovranno essere conservati dal datore per un periodo di 10 anni.

Permessi per donazione sangue, quanti in un anno

Il limite massimo di permessi è legato a quanto stabilisce il D.M. 3 marzo 2005 che fissa un tetto di quattro donazioni all’anno per l’uomo e due per le donne in età fertile. Tra due donazioni l’intervallo minimo è di 90 giorni. Inoltre, il volume del prelievo di sangue è pari a 450 ml, quantitativo sufficiente a garantire sia un’adeguata preparazione degli emocomponenti (piastrine, globuli rossi, plasma) che l’assenza di complicanze per il donatore.

L’azienda è tenuta a concedere al dipendente di assentarsi per donare il sangue. La normativa infatti non prevede che il datore possa rifiutare il permesso adducendo esigenze organizzative o produttive.

Il dipendente che deve donare il sangue è tenuto a comunicare l’assenza al datore di lavoro nel rispetto dei tempi e con le modalità eventualmente previste dal CCNL applicato. Se il contratto collettivo nulla prevede si ritiene che il dipendente debba comunque osservare i regolamenti o le prassi aziendali.

Permessi donazione sangue: chi può donare

Sempre il D.M. 3 marzo 2005 stabilisce che possono donare sangue gli individui sani di età compresa tra i 18 e i 65 anni, con un peso non inferiore ai 50 kg.

Anche i parametri relativi alla pressione arteriosa e di polso devono rispettare appositi valori. L’emoglobina deve avere un valore minimo di 12,5 g/dl e di 13,5 g/dl per gli uomini.

Lavoratori inidonei

I lavoratori giudicati non idonei alla donazione hanno diritto ai permessi retribuiti per le sole ore di assenza necessarie per recarsi presso il centro trasfusionale ed espletare le procedure per l’accertamento dell’inidoneità.

Fonte: https://www.lavoroediritti.com/abclavoro/permessi-donazione-sangue