Non rimoduliamo gli obiettivi, ma contrastiamo il calo donazioni. È un messaggio secco quello mandato dal CNS (Centro Nazionale Sangue) alle Regioni in risposta alla richiesta di revisione degli obiettivi di autosufficienza plasma per il 2019-2020.
SERVONO DATI CERTI
In un’intervista rilasciata a Donatorih24 infatti, il direttore del Centro nazionale sangue Giancarlo Maria Liumbruno non ha esitazioni: «La prima strategia da intraprendere non può essere quella di modulare gli obiettivi nazionali. Il mondo trasfusionale deve innanzitutto lavorare affinché si contrasti il calo delle donazioni». Fatto ciò, se non si riuscisse a rientrare nei parametri stabiliti, o se il numero di donazioni di plasma si rivelassero inferiori alle attese, spiega Liumbruno, allora si potrebbero discutere nuovamente degli obiettivi fissati. Una discussione però, che non può essere fatta oggi, ma solo «alla luce dei dati consolidati», vale a dire dopo marzo 2019, quando saranno noti i dati effettivi riguardanti il 2018.
Oggi quindi, ribadisce il Cns, si deve parlare soprattutto di calo donazioni. Un dato che va contrastato in vari modi anche, come suggerisce lo stesso “Programma per l’autosufficienza nazionale del sangue e dei suoi prodotti per l’anno 2018” (scarica qui sotto il testo completo in pdf), reclutando nuovi donatori giovani così da rendere possibile il ricambio generazionale, “rimpiazzando” i donatori anziani che devono abbandonare.
LE REGIONI: IL COMITATO LEA TENGA CONTO DELLE DONAZIONI
L’”appello” delle Regioni al Cns e al ministero della Salute era arrivato il 26 luglio scorso. In quell’occasione il Tavolo delle Regioni sanciva l’accordo con il Governo e le Province Autonome di Trento e Bolzano sul “Programma per l’autosufficienza nazionale del sangue e dei suoi prodotti per l’anno 2018”. Un atto dovuto, che però gli assessori regionali avevano accompagnato ad una richiesta: che il Comitato Lea (livelli essenziali di assistenza) tenesse conto nella valutazione degli obiettivi 2018 per il Servizio Trasfusionale dell’impatto del calo generalizzato delle donazioni e del trend in calo dei donatori, e che il Centro Nazionale Sangue e il ministero della Salute rimodulassero gli obiettivi di autosufficienza 2019 e 2020 coerentemente con il trend effettivo delle donazioni in tema di plasma (clicca qui per leggere il resoconto di Donatorih24 e la sintesi del programma nazionale sangue 2018).
Il programma nazionale 2018 invita infatti a potenziare la raccolta plasma in aferesi (la procedura di donazione di plasma) ma lo fa per un motivo semplice: bisogna evitare che la riduzione di plasma raccolto in questo modo possa avere ripercussioni sull’autosufficienza nazionale in materia prima per la produzione di medicinali plasma derivati da plasma italiano. Anche perché i dati disponibili relativi ai livelli nazionali di consumo di globuli rossi non fanno ben sperare: in un futuro breve non sarà possibile compensare la diminuzione del plasma da aferesi con il frazionamento del sangue intero.
Senza contestare la logica degli obiettivi del programma nazionale, le Regioni quindi semplicemente avvertono sulle difficoltà che il mondo trasfusionale incontra nel potenziare la raccolta plasma tramite aferesi. Perché? A causa proprio di quel calo numerico dei donatori e dei tagli alle risorse economiche e di personale operati sui servizi trasfusionali stessi. Anche perché, come tutti sanno, i tempi della procedura di aferesi sono più lunghi di quelli della donazione di sangue “semplice” (cinquanta minuti a donazione rispetto ai dieci della semplice) e quindi la stessa richiede molte più risorse.
Fonte: Tiziana Barrucci, DonatoriH24